«Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is,9,1).
Così la Chiesa inizia la liturgia della Parola nella notte Santa.
La terra della fatica e della speranza, del dolore e del pianto e degli attimi di gioia è guardata con compiacenza dal suo Creatore che la sposa, tra il silenzio della notte dell’uomo e la festa degli angeli; ed in Maria la rende capace di generare Dio: madre gioiosa. Ciò che è avvenuto nella grotta di Betlemme non è un normale parto, che pur rallegra il cuore, ma è il senso della storia. Non esistiamo per affaticarci, per poi finire nel silenzio freddo di una zolla di terra, dopo fatiche e speranze, gioie e tanti dolori. Non esistiamo per morire, ma per incontrare il volto di Colui che si è fatto uomo per noi; per prenderlo tra le braccia e sentirne il vagito che non viene da quaggiù; musica inaudita di cielo, di angeli in festa che annunciano il segreto mistero che dà senso al tempo: Dio si è fatto uomo perché l’uomo diventasse Dio.
Da Betlemme, da quella notte, ogni notte dell’uomo è condivisa, e ogni casa è abitata dall’Eterno. Ogni cuore palpita perché la vita è condivisa da Colui che ha illuminato la notte della grotta dove luce, stupore, adorazione, compagnia, canto vincono le tenebre, rallegrano il cuore, tra la dolce musica degli angeli, gli occhi brillanti di gioia dei pastori, e le braccia aperte all’abbraccio e all’accoglienza riverente dei Magi. Ignorare Betlemme vuol dire perdersi nel groviglio di una selva oscura; è rinuncia a trovare il motivo e il senso dell’esserci; è continuare a cercare il senso della vita in una ferialità che ha il sapore dell’abitudine, del già fatto, del già visto, del già avvenuto, il cui nome è normalità, tutto scontato, senza il sussurro di quella compagnia che ha condiviso e continua a condivide tutto di sé: «Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi».
Il Natale non è banalità, non è una festa da vivere con cene, viaggi, ecc; è il vero senso della vita dell’uomo! Questo strano Dio che affascina e stupisce ancora; che abbraccia l’universo; che fa brillare gli occhi e palpitare il cuore dei piccoli, dei semplici, si ripresenta a noi nel vagito di chi nasce fuori da casa, fuori dal proprio paese, suscitando stupore negli umili e tremore nei grandi. Tutto l’uomo ed ogni uomo accogliendo il Bambino nato a Betlemme trova pace. Il Gesù della grotta di Betlemme non viene per turbare, ma per dare pace, per accarezzare, sorridere, condividere e benedire. Viene perché io, tu, noi, adorandolo, abbracciandolo, possiamo sentirci bene! Viene perché siamo grotta della sua presenza, casa che lo ospita, donna e uomo dagli occhi trasparenti di un bambino, capaci di vederne la bellezza, la luce, e sentire il calore che emana da Lui. Viene perché ci sentiamo condivisi, amati e chiamati a vivere la sua stessa avventura. Viene perché tanti, oggi come allora, lo riconoscano come Maria e Giuseppe, come i Pastori, i Magi, Giovanni Battista, gli Apostoli, Zaccheo, la Maddalena, i poveri, gli ammalati, i bambini e si sentano chiamati a vivere con Lui la sua stessa avventura.
Buon Natale a te e ai tuoi cari; buon cammino con Lui via, verità e vita, luce del mondo.
Don Pierino