Vangelo in briciole
28 luglio 2019

XVII DOMENICA T.O.

Dal Vangelo secondo Luca
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: “Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione”». Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Il Vangelo di questa domenica presenta una spietata chiarezza, spuria da ogni possibile dubbio: la fiducia da riporre in Dio, deve diventare “invadenza” se lo si vuole vivere come Padre. «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto» (Lc 11,9-11). Tutto si gioca nella complicità! Se voglio conoscere Dio e riconoscerlo come Padre devo instaurare un rapporto di folle intesa, in cui ritrovarmi figlio intraprendente che si gloria delle coccole da dare, con spontaneità di essere al proprio genitore, e da ricevere con tenerezza ed in segreto. Con il proprio Padre ci si allea! Ci si allea nei segreti confidati, nelle lacrime nascoste, nelle gioie condivise. E si vive, si gioca, si ragiona insieme, si programma, si ama!
Non aspettare di capire chi sia tuo Padre. Comincialo a vivere. Solo in questa sinergia di spirito lo riconoscerai innamorato della tua umanità, attento ai tuoi piccoli passi, vigilante tra i tuoi errori, tifoso nei tuoi impegni, compiaciuto nelle tue vittorie. Non aspettare, vivi! In questa complicità parentale, ci si può permettere di tutto: Lui chiede a te e tu chiedi a Lui. E si realizzano così i progetti sapienziali più belli, in favore tuo e dei tuoi fratelli. Niente più frena un cuore sicuro dell’amore di un Padre. La fiducia nutre la fede, perché ci si fida e ci si affida. La paura scompare e la religiosità, concepita come relazione misurata con un Dio che mi incute agitazione, si trasforma in fede, che ti fa a misura di Dio. Qui nasce la libertà! La libertà di osare di più; la libertà di realizzare, con questo amato Padre, eroiche imprese di spirito; la libertà di diventare inventori di strade, che portino gli uni verso gli altri e tutti verso Dio. “Non pensate progetti già pensati da altri” diceva padre Giovanni Vanucci, uomo di grande spiritualità. E per essere cristiani, “quelli della strada” (cfr Atti 9,2), devi cominciare da tuo Padre! Solo la sicurezza di un amore paterno elimina la paura di Dio che è la paura di tutte le paure.  E’ questo abbraccio giornaliero di speranza che libera la potenza dei cuori degli uomini, perché cuori agganciati ed inabitati dallo Spirito, vera sostanza che si assimila nella simbiosi con il Padre nostro che è sì nei cieli, ma soprattutto accanto ad ogni sua più tenera creature, sempre pronto a farsi vivere e a nutrire.
Fanne la prova!

Simona Abate