VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,27-38)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Possiamo considerare questa pagina del santo Vangelo come la scommessa di Cristo per un mondo nuovo. La misericordia infatti è la definizione di Dio, il misericordioso, lento all’ira e grande nell’amore; è l’immagine del Crocifisso che perdona il ladrone; è il canto dell’amore di Dio all’amato: l’uomo; è l’offerta di comunione che l’uomo riceve dal Padre per intercessione del Figlio che dice ancora: “Oggi sarai con me nel Paradiso” (Lc 23,43). È il dono dello Spirito Santo che fa nuove tutte le cose, di una novità che è il respiro di Dio: l’amore. Per comprendere questo brano evangelico siamo chiamati ad andare alla croce del Signore, alla sua passione, al dono che da lì Egli fà ai discepoli e all’intera umanità: il dono dello Spirito Santo, il suo Spirito il quale “lava ciò che arido, sana ciò che sanguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato” (Sequenza di Pentecoste). Dalla croce Cristo Signore offrendo il perdono dà a noi e a tutta l’umanità la via sicura per accedere al cuore di Dio, la misericordia, e donarla agli altri che fanno parte di noi nonostante la miseria e il peccato. Il mondo sarà migliore quando noi per primi andiamo alla scuola di Cristo, lo incontriamo nei sacramenti, nel volto e nel vissuto, a volte sofferente del prossimo. Per questo il Signore ci esorta ad amare non solo coloro che ci amano, ma addirittura anche il nemico e questo perché siamo tutti figli di Dio e quindi fratelli. Andare alla ricerca di Dio è proprio di ogni uomo in cerca di luce e di speranza. Incontrarlo è di coloro che hanno ricevuto, con il Battesimo, il dono della fede e del discepolato. Per cui la nostra vita è ricerca sempre nuova di Dio: “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza” (Sal 27,8-9). E lo incontriamo e lo contempliamo nel suo dono d’amore, nella Parola, nei Sacramenti, nell’Eucarestia soprattutto e nel volto di ogni persona che è particolare segno di Dio per noi. Da qui ne consegue che il cristiano, in quanto discepolo, è un contemplativo capace di vedere con gli occhi del cuore il desiderio amante di Dio Padre per ogni suo figlio che opera nella storia perché sia riconosciuto come il misericordioso. Il mondo ha bisogno di cristiani che vedono come agisce Dio nel mondo, nella storia e riescono a contemplarlo anche nel volto sfigurato dal peccato e lo servono con tenerezza, consapevoli che il Crocifisso continua a perdonare, ad amare, a rendersi presente anche in coloro che lo deridono. La società, la Chiesa, le nostre famiglie, le nostre comunità cristiane hanno bisogno di contemplativi capaci di vedere oltre, di vedere il volto di Dio e il suo cuore anche nei nemici, in coloro che ci maledicono, che ci colpiscono. Il discepolo di Cristo non può non vedere Dio nell’altro. Questo è possibile se saliamo con Lui sulla croce nel perdono, nella misericordia. Cristo accolto in noi è la possibilità che abbiamo di perdonare e costruire una nuova civiltà.
Don Pierino