XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Vangelo secondo Matteo (Mt 23, 1-12)
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
In una cultura dell’esteriorità, dell’apparire, nelle fiction che veicolano messaggi alienanti, determinando modi di pensare, di essere e di vivere non rispondenti alla verità dell’uomo, creato ad immagine di Dio, che è comunione, bellezza, trasparenza, questo brano del Vangelo ci conduce all’autenticità dell’essere e dell’agire nel rapporto con Dio e con l’uomo. Purtroppo siamo talmente abili, quando non vogliamo sentirci coinvolti in progetti che richiedono di rischiare la nostra reputazione, il nostro presente ed il nostro domani, che ci trasformiamo, come il cane che torna al suo vomito. Questo avviene quando abbandoniamo lo Spirito. Abbandonare lo Spirito di Dio vuol dire mettersi nelle condizioni di non bere il vino nuovo delle nozze di Cristo, ma accontentarsi di un’acqua stagnante, che non dà vita, l’acqua degli scribi e dei farisei, superficiale, esteriore, segno di una spiritualità e di una fede non sincere. Quanta religione esteriore c’è oggi! “Signore, liberami dalla religione e dammi la fede”, diceva Carl Barth. La religione esprime spesso una cultura, un mondo fatto di usi e costumi; un insieme di riti che identificano una appartenenza; ma la fede è altro! Si radica nel cuore, si vive come risposta, si esprime in un’adesione libera e gioiosa a Cristo, morto e risorto e anima tutta la vita. Chiediamo al Signore di farci entrare nel suo cuore trafitto per sentirne i battiti e vivere con Lui, per Lui e in Lui.
Don Pierino