IV DOMENICA DI QUARESIMA
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,14-21)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
Diceva Lutero: «Dio è una fornace ardente di amore», un amore non astratto che si è manifestato in modo prezioso nell’offerta del Figlio Crocifisso che è «scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani ma per coloro che credono e potenza di Dio e sapienza di Dio» (1 Cor 1,23-24). Nel Crocifisso contempliamo quell’amore oltre il quale non si può pensare nulla di più grande. Dare il bene sommo, quale è il Figlio, vuol dire dare se stesso; offrirsi perché l’uomo non si senta sperduto nel deserto della vita, insidiato dai tanti serpenti velenosi che attentano alla sua incolumità fisica, spirituale, morale, insidiato dal demonio del potere per il quale la persona è solo oggetto, il lavoratore è un numero, il pensionato un peso, il malato un ingombro, il giovane uno da usare. L’uomo di oggi «è l’uomo della pietra e della fionda perché senza amore e senza Cristo» (S. Quasimodo). L’uomo di oggi non può accontentarsi di vivere schiacciato dagli eventi, non può accontentarsi di vivere come un rizoma, ma deve trovare il segreto del cipresso ancorato nella terra, nella storia passata e presente ma aperto al Cielo, all’Infinito. Questo è il segreto della Pasqua e di tutta la vicenda di Gesù, vero uomo e vero Dio, cercatore dell’uomo in contatto continuo con il Padre. La croce di Cristo eretta sul calvario, nella terra, nel buio del peccato, ha il suo vertice nel cielo, nello splendore della luce di Dio, diventando luogo della tenerezza, perché luogo dell’amore.
Don Pierino