V DOMENICA DI QUARESIMA
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 8,1-11)
In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
La risurrezione di Lazzaro è l’ultimo e più grande segno fatto da Gesù prima della sua passione, e la Chiesa lo offre a noi, e ai catecumeni, per comprendere il grande dono della fede, ricevuto con il Battesimo, che ci ha fatto figli della luce. Il battesimo è il passaggio dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita, attraverso la professione di fede in lui, Signore della vita che distrugge la morte. Nei battisteri dei primi tempi del cristianesimo il fonte battesimale era una piscina dove il battezzando scendeva, si immergeva nell’acqua. Scompariva l’uomo vecchio e riemergeva uomo nuovo, rivestito di luce. Il Battesimo non è versare un po’ di acqua sulla testa; l’acqua che viene versata dalla Chiesa, è simbolo di quella uscita dal costato trafitto sulla Croce e che lava i peccati del mondo. L’acqua della novità della resurrezione; è l’acqua che dà vita; è l’acqua della novità della resurrezione. Nel Battesimo nasce una persona nuova non secondo la carne, ma secondo lo spirito di Dio: nasce la vita in Dio. Che mistero grande! Non si hanno parole per ringraziare il signore che ci ha fatto passare dalle tenebre alla sua luce. L’entrare nell’acqua battesimale allora non è stato un fatto marginale per la nostra vita. “Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte” (Rm 6,4). È un mistero incomparabile la nostra avventura cristiana! Siamo morti al peccato entrando nel cuore di Cristo, colmo di misericordia per divenire acqua di vita per coloro che si accostano a noi! Siamo risorti grazie al quel cuore trafitto sulla croce che nel perdono ha dato e continua a dare speranza al mondo. “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). La risurrezione di Lazzaro avviene il terzo giorno, simbolo e segno che annuncia la resurrezione di Cristo Gesù. Nell’episodio vediamo lo scetticismo degli apostoli: “Andiamo anche noi a morire con lui” per come si esprime Tommaso, e ci insegna come il battesimo sia vero se da parte nostra c’è la disposizione a morire al peccato. Seguire Gesù non è una droga che ci fa essere in un mondo di sogni, ma significa trovarsi dove è lui: “Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il padre mio lo onorerà” (Gv 12,16). Dove c’è Gesù accolto, come lo accoglie Marta, non può regnare la morte. E qui c’è da riconsiderare la nostra vita cristiana nel suo rapporto con Cristo. Perché il mio peccato mi sta sempre dinanzi dice Davide, scopriamo che il peccato è la tomba dell’anima che determina scompenso sull’intera persona. Il peccato è morte in quanto, come Adamo ed Eva, ci sentiamo, peccando, autonomi da Dio, nostro padre, fonte della vita. Questo porta disordine in noi e negli altri, disordine che possiamo chiamare morte. La società è piena di miserie e di peccato e quindi di morte. Sulle nostre strade, nelle nostre case il peccato ci sta sempre davanti e determina paura, deserto, senso di smarrimento, non chiara proiezione in un domani sereno. Per questo Marta, che è simbolo di coloro che credono nella efficacia della fede in lui, afferma: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”, ma aggiunge, e dovrebbe essere anche il nostro pensiero, la nostra professione di fede davanti al dilagare della morte, di ogni tipo di morte nella nostra società: “ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, te la concederà”. Che grande fede ha questa donna! Non dovrebbe essere anche la nostra in questi nostri tempi così travagliati? Non dovremmo noi essere, ogni giorno, intercessori guardando con sofferenza il tanto male che copre, oscura, quasi annulla la bellezza dell’uomo creato ad immagine di Dio? Possiamo dichiarare la nostra mancanza di fede davanti a tanta morte? Non dovremmo gridare a Dio notte e giorno? Marta crede veramente in Gesù, confessa la sua fede, ma è invitata da lui a confessare apertamente: “Io credo che tu sei il Cristo, il figlio di Dio, colui che viene nel mondo”. Anche Maria, la sorella, si inginocchia davanti al Signore; non fa verbalmente una professione di fede, ma esprime con le lacrime il suo dolore e la sua fiducia: questo determina l’azione di Cristo. La fede nostra non ci libera dalla morte, ma ci immerge giorno dopo giorno sempre di più in Gesù, nel suo pensiero, nella sua vita. Tutti dobbiamo morire, la morte è comune eredità di tutti e di tutto, ma chi è unito a lui mediante il battesimo, la fede, l’amore a Dio e al prossimo, il cammino verso il calvario, sa che dove è lui è anche il suo discepolo; “dove sono io, sarete anche voi insieme con me”(cfr. Gv 14,3). Chi crede in Gesù è coinvolto nella sua amicizia, come Lazzaro, Marta che Maria; ha in sè, perché abitato da lui, l’energia dello Spirito Santo, cioè dell’amore di Dio e l’amore, dice il Cantico dei Cantici, “è forte come la morte” (Ct 8,6). L’amore insegnato da Gesù e testimoniato da lui fino alla croce è la strada sicura, o se vogliamo, è la profezia di vita eterna per tutti coloro che credono, hanno creduto e crederanno in lui: l’amore è più forte della morte! Questa pagina evangelica ci insegna che non siamo soli a combattere. In noi, con noi e per noi c’è sempre lui. Sia lodato e benedetto!
Don Pierino