I DOMENICA DI AVVENTO
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
Leggendo questo brano del Vangelo – che segna la prima domenica di Avvento – si è portati a pensare che, ad un certo punto della nostra esistenza, si abbia la necessità di fare un resoconto di come sia stata la nostra vita terrena, in funzione della Parola, e di cosa si possa fare per porre rimedio alle “miserie” che caratterizzano la nostra condizione di fragilità umana. Tale esigenza nasce, forse anche inconsapevolmente, dalla disperata ricerca della salvezza eterna che ogni individuo – lo riconosca o meno – pone in essere per dare un senso alla propria storia e non abbandonarsi ad un ineluttabile “senso di vuoto”.
Ad una più attenta e consapevole riflessione, però, l’approccio iniziale alla lettura – almeno per l’esperienza personale – cambia per lasciare spazio ad una più profonda meditazione di questa pagina evangelica.
Ci siamo chiesti, trovando, peraltro, ampio conforto: “E se il significato della Parola odierna non fosse in funzione dell’evento terminale della vita – la morte – ma in quello più umano/attuale/concreto della vita terrena stessa? Non è, forse, che noi dobbiamo essere pronti e “vegliare” nelle azioni quotidiane della nostra vita e far sì che esse siano improntate a Lui e alla Sua Parola?”
A ben riflettere, la vita (e non la morte) è un’occasione unica che ci viene offerta per far sì che il giorno dell’incontro con Lui si possa godere della vita eterna in Lui, grazie ad una vita vissuta nel costante confronto con la Sua Parola, sebbene con l’inevitabile macchia che deriva dalla fragilità della condizione umana.
E’ ogni giorno della nostra esistenza terrena che noi incontriamo Cristo nell’altro e con Lui stabiliamo un rapporto “privilegiato” fatto di amore, condivisione, gioia e sofferenza.
Sì, anche la sofferenza – come la Croce che Lui ha portato fino alla fine – dev’essere accettata con serenità perché prima di noi Lui l’ha presa su di Sé per salvare l’intera umanità caduta nel peccato.
Ogni giorno abbiamo l’occasione per “esaltare” quanto Lui ci ha detto con la Sua Parola e mostrato con la Sua esistenza, fino al dono totale della vita.
Ogni gesto di amore della nostra quotidianità sarà un “essere pronti e vegliare”.
Ogni gesto di carità – concetto sempre ricorrente e attuale nei Suoi insegnamenti – è un “siate pronti e non addormentatevi”.Ogni attenzione all’ultimo – anzi all’ultimo degli ultimi – posta in essere con rispetto e con cuore grato e amorevole – è un incontro ravvicinato con Lui nella vita terrena. Più si approfondisce questa pagina del Vangelo, più si ha la netta e gratificante sensazione che l’incontro con la Sua Parola avviene quotidianamente se siamo disposti, con l’apertura incondizionata del nostro cuore, a seguirne gli insegnamenti senza riserve, accettando anche, come ha fatto Lui, la croce che le sofferenze di ogni giorno ci impongono.
Se è vero che saremo giudicati sull’amore e sulla carità, a dispetto della nostra fragilità umana, allora è proprio realistico che è l’attuazione della Sua Parola nel corso della vita terrena a fare la differenza tra coloro che vivranno in Lui in eterno e coloro che, invece, saranno dannati.
Vegliate e non addormentatevi. Siate sempre pronti e fate sì che, giungendo all’improvviso, non vi trovi impreparati.
L’impegno, dopo questa riflessione, è di vivere l’esistenza terrena con più serenità, consapevoli che per incontrare Lui non dovremo attendere la fine dei nostri giorni.
Quel momento sarà solo il resoconto dell’incontro che tutti i giorni della vita abbiamo avuto con Lui nei fratelli che avrà voluto porre sul nostro cammino, perché è tutti i giorni che, con la nostra vita, decidiamo di incontrarLo o di allontanarLo definitivamente da noi.
L’incontro finale con Lui, il giorno del giudizio, sarà perciò la sublimazione di quanto avremo eventualmente scelto di fare nel percorso terreno.
Antonio e Anna Matrone